Cosa impariamo dalla lettura dei gialli?

Cosa impariamo dalla lettura dei gialli?

Come anticipato nel post “Cosa ci insegna la narrativa di genere” oggi analizzeremo cosa può insegnare la lettura dei gialli agli autori esordienti o che vogliono ampliare il proprio bagaglio letterario. 
Anzitutto occorre fare una premessa: col termine “giallo” si intende un genere letterario in realtà molto più ampio e che va dai romanzi noir ai thriller, dalle investigation story al poliziesco, e tanti altri ancora. In realtà questo tipo di romanzi si chiamano così solo in Italia, e prendono il nome dalla nota collana “Il Giallo Mondadori” che viene pubblicata nel nostro paese dal 1929, in particolare proprio dal nome della copertina dei volumi che era – ed è tuttora – di colore giallo. Prima di allora si usava il termine “poliziesco”. Questo genere letterario, nato intorno alla metà del XIX secolo, originariamente proponeva storie incentrate sulla soluzione di un crimine. Oggi invece sempre più spesso è un genere che si mescola con altri e soprattutto non si attiene più alle rigide caratteristiche di storia di investigazione. 
Comunque, sia che si tratti di un giallo “classico” alla Agatha Christie, o un noir di Jean Claude Izzo, uno degli obbiettivi della storia che stiamo leggendo è scoprire, o capire, perché è avvenuto un certo fatto, nello specifico un crimine. Questo porta lo scrittore a delineare delle analisi molto precise del contesto in cui si svolge la vicenda o dei personaggi che la vivono. Perciò si può imparare molto sulla costruzione dei personaggi e sulla capacità di fornire preziosi dettagli narrativi.
Ma andiamo più nel dettaglio. Il giallo della “vecchia scuola”, detto anche deduttivo, in cui un investigatore deve scoprire chi ha compiuto un crimine e perché ci offrirà due utilissimi strumenti di scrittura: la capacità di tratteggiare personalità interessanti, singolari, problematiche e complesse e l’abilità di raccontare fornendo tutti gli elementi utili al lettore ma creando al contempo il giusto livello di tensione e mistero che lo condurranno al finale senza riuscire a svelare in anticipo le risposte. Sono proverbiali le capacità dei giallisti di accennare nel corso della storia indizi utili senza che il lettore se ne accorga. Questo grazie ad una grande cura dei dettagli e ad un uso sapiente delle parole per “dire e non dire” contemporaneamente. Nel caso del thriller la capacità di tenere il lettore sul filo della corda fino all’ultimo è davvero magistrale, creando una tensione di grande impatto emotivo.
Con il noir, l’attenzione si sposta principalmente al contesto in cui avviene il crimine e che ha indotto un personaggio a compierlo. In questo genere di romanzi, che soprattutto oggi sono usati  come strumento di denuncia sociale (leggete il già citato Izzo, Ed McBain, James Ellroy, oppure Massimo Carlotto, Marcello Fois, Gianrico Carofiglio, Carlo Lucarelli, tanto per citarne alcuni) la storia può essere raccontata dal punto di vista del “criminale”, o della vittima, e comunque non interessa chi ha compiuto il crimine (anche perché spesso il responsabile si conosce fin dall’inizio della storia) ma quali sono stati i motivi che lo hanno spinto ad agire, inserendo nella vicenda problematiche politiche, sociali, ecologiche, o di scottante attualità. Vedere come questi scrittori si destreggiano in territori rischiosi come la politica o la denuncia sociale senza annoiare il lettore ma anzi invogliandolo spesso ad approfondire le tematiche che affrontano, è affascinante. 
Il giallo psicologico, di cui è regina Patricia Highsmith, ha trovato da qualche anno grandi autori anche in Europa, dagli svedesi Liza Marklund e Stieg Larsson, al tedesco Wulf Dorn, all’italiano Donato Carrisi. In questo caso è interessante osservare come attraverso gli approfonditi e spesso angoscianti profili psicologici dei personaggi, gli scrittori analizzino tematiche  impegnative come la violenza familiare, gli abusi ed altri argomenti molto forti senza però tradire l’equilibrio del romanzo e la sua principale finalità narrativa (non di denuncia).
Passando ad esempi più “leggeri”, è molto divertente vedere come si destreggiano gli autori di gialli storici in cui spesso la figura del detective è affidata a personaggi celebri del passato, e il modo in cui riescono a creare atmosfere credibili pur ambientando le loro storie in epoche passate come il Medioevo di Ellis Peters, la Londra di fine Ottocento di Anne Perry, o l’antica Roma di Danila Comastri Montanari. 
Vi lasciamo alla lettura di qualche giallo senza respiro e vi diamo appuntamento la settimana prossima con la fantascienza.



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