Antonio Giardina: “scrivo sul passato ma il mio sguardo è al domani”. L’autore di “Quei giorni che erano a colori si racconta”.

Antonio Giardina: “scrivo sul passato ma il mio sguardo è al domani”. L’autore di “Quei giorni che erano a colori si racconta”.

È la menzione speciale del nostro Concorso 2020. “Quei giorni che erano a colori” si è meritato un bel riconoscimento grazie alle emozioni che ha saputo suscitare nei lettori e nella giuria.

Definito da Eugenio Fallarino come “uno sguardo affettuoso e spesso ironico su oggetti, luoghi e le persone che hanno costellato l’infanzia di un’intera generazione. Uno sguardo al passato che è anche uno sguardo all’oggi.

Oggi invece, sentiamo la testimonianza dell’autore stesso, Antonio Giardina ci racconta la sua visione del passato e del presente e, ovviamente, parliamo di scrittura e letteratura come hobby, passione, lavoro.

Buongiorno Antonio, partiamo dall’inizio: quand’è nata la passione per la scrittura e com’è riuscito a coltivarla?

Fin da bambino, prima ancora di andare a scuola ero incuriosito dalle lettere che vedevo sui giornali o da qualunque cosa che contenesse delle frasi. Grazie all’infinita pazienza di mamma Clara ho imparato a leggere prima della scuola. Durante le elementari ho vinto alcuni premi per concorsi di scrittura. Mi piaceva scrivere; riempire il foglio bianco che avevo davanti mi veniva con naturalezza, spontaneamente. 

Negli anni successivi ho letto molti libri ma senza scrivere più nulla perché le scelte sbagliate di studi e la vita stessa mi hanno portato in una dimensione lontana dallo scrivere. 

Leggendo molti libri però, sono sempre riuscito a coltivare la mia passione per la letteratura. Credo di aver assorbito l’armonia delle frasi: queste si devono comporre come una piacevole musica.


“Quei giorni che erano a colori”: dal titolo sembra quasi trasparire un velo di nostalgia. Cosa le manca di più di quegli anni e cosa invece crede sia migliorato nel presente?
 

Nel mio romanzo in realtà non c’è nostalgia del passato ma una divertente ed esilarante rivisitazione degli anni ’50 e ’60 che descrive la vita e la società come era allora vista dagli occhi di un bambino e di un adolescente. Sono anni pieni di gioia, di scoperte continue e di affetti. Anni “a colori” come ho detto, le foto in bianco e nero del passato trasmettono un errato e fuorviante senso di malinconia. 

Cosa mi manca di quegli anni? Direi nulla. Sono felice di averli vissuti pienamente e spero di aver trasmesso col mio romanzo delle belle sensazioni, sia a chi quegli anni li ha vissuti, sia a quelli che ne hanno solo sentito parlare. 

Cosa è migliorato nel presente mi chiede? Non saprei, sono tempi completamente diversi. Alcuni aspetti della vita e della società di oggi sono migliorati ed altri proprio no. Personalmente sono una persona che cerca di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Vivo questo tempo conservando le cose buone della mia vita passata, i valori che mi sono stati insegnati e di cui ho fatto tesoro. Ma lo sguardo è sempre al domani, a quello che ancora posso fare di buono per me e per gli altri.

Il romanzo ha vinto una menzione speciale anche grazie al suo stile di scrittura; come lo possiamo definire?

Diverse persone mi hanno detto che sono uno scrittore “genuino”. Credo che si riferisca al fatto che sono uno scrittore che scrive cose autentiche, vere. 

In effetti amo raccontare di persone e fatti realmente accaduti romanzandoli un po’ per il piacere mio e del lettore. Trovo che nelle passioni umane ci siano gli ingredienti più interessanti della vita, le nostre debolezze, il nostro coraggio, le nostre storie incredibili di vita vissuta.


Quali sono le sue maggiori ispirazioni per la scrittura?

I periodi durante i quali sono più prolifico sono quelli in cui il mio stato d’animo non è del tutto sereno ma vive situazioni disturbate da dispiaceri, preoccupazioni, gioie o delusioni. Tutto questo mi porta in una dimensione difficile da spiegare ma che rende comunque il mio animo più sollecitato da idee per scrivere racconti o poesie. Spesso mi sveglio di notte e mi annoto alcune ispirazioni, idee flash che mi assalgono.

Come autori ho sempre ammirato e seguito artisti appartenenti alla letteratura sudamericana contemporanea: Isabelle Allende, Gabriel Garcia Marquez, Luis Sepulveda, Paulo Coelho. Dei nostri autori italiani da ragazzo amavo Leopardi, Carducci e Foscolo.

Nella letteratura contemporanea sono più attratto dal contenuto del libro senza preoccuparmi di chi è l’autore

Com’è venuto a conoscenza di BookTribu e quindi del concorso?

Del Concorso di BookTribu sono venuto a conoscenza grazie a un a una segnalazione di un’amica e bravissima scrittrice Linda Lercari. Ci conosciamo da anni grazie ad un’altra passione in comune, quella dell’arte marziale del Kendo. 

Stavo appunto scrivendo il mio romanzo “Quei giorni che erano a colori” quando mi sono rivolto a Linda chiedendo se potevo inviarle qualche pagina per un suo parere. Molto carinamente e con molta pazienza Linda mi ha dato un suo parere incoraggiante, mi ha suggerito di terminare il romanzo ed inviarlo al concorso i cui termini di iscrizione stavano scadendo. A Linda sarò sempre grato per questo.
 

Trovo fantastica la realtà di BookTribu: una community che permette incontri e scambi culturali ad aspiranti autori che hanno così l’opportunità di conoscere autori già affermati, avere un supporto per le proprie idee e realizzare, come nel mio caso, il sogno di veder pubblicato il proprio libro o racconto.

Un consiglio per i giovani appassionati di scrittura?
 

Ai giovani che vogliono cimentarsi nella scrittura posso solo dire FATELO! Non crediate che le vostre storie o qualunque cosa vogliate scrivere non sia all’altezza delle aspettative. Ognuno di noi ha qualcosa di diverso da raccontare agli altri. Siamo tutti essere umani con storie diverse. Nessuno vive la vita di un altro e tutti abbiamo qualcosa di unico da raccontare. Raccontate cose vere, i vostri sogni, le vostre idee o le vostre invenzioni. Scrivete che vi fa bene all’anima.

Ha dei nuovi progetti nel cassetto?

I miei progetti di scrittura sono fisicamente nel cassetto, nel mio blocco di appunti dove raccolgo le idee deliranti a cui do un senso scrivendole. Spero di avere in regalo il tempo necessario per scrivere e l’animo sufficientemente emozionato per farlo.

Ci consiglia un libro?


Ultimamente ho letto due bellissimi libri tra l’altro acquistati proprio qui, su BookTribu. Si tratta di “Il mare bianco” di Carmina Trillino e di “Doveva essere un romanzo d’amore” della mia cara amica Linda Lercari.

Grazie Antonio per la bella intervista e in bocca al lupo per i progetti futuri!

Alla prossima settimana tribù.



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