Cosa impariamo dalla lettura del romanzo storico

Cosa impariamo dalla lettura del romanzo storico

Riprendiamo, dopo una breve parentesi, l’analisi della letteratura di genere e quali spunti ne può trarre un autore esordiente. Oggi ci occuperemo del romanzo storico.
Questo genere letterario si è sviluppato nei primi anni dell’Ottocento con i romanzi di Walter Scott (Rob Roy, Ivanhoe), ammirato ed imitato da tanti altri autori famosi tra cui Alexandre Dumas padre (I tre moschettieri), Aleksandr Puškin (La figlia del Capitano), Stendhal (La certosa di Parma), Victor Hugo (Notre Dame de Paris, I miserabili). In Italia la figura decisiva fu invece Alessandro Manzoni con i Promessi sposi.
La principale caratteristica del romanzo storico è che mescola vicende e personaggi reali con elementi di pura fantasia, quindi lo scrittore che si avvicina a questo genere letterario stringe una sorta di patto con il lettore, un impegno sottinteso a imbrigliare la propria fantasia nei limiti della credibilità storica.
Sta all’abilità narrativa dello scrittore riuscire a mescolare realtà e finzione in un meccanismo credibile tanto da indurre il lettore a chiedersi quanto di ciò che sta leggendo è davvero accaduto. 
Nei romanzi storici più moderni, spesso, in qualche appendice del libro sono indicati i personaggi storici realmente esistiti, come ad esempio nella Century Trilogy di Ken Follett (La caduta dei giganti, L’inverno del mondo, I giorni dell’eternità). Questa abitudine potrebbe apparire come una sorta di “tradimento” del patto di cui abbiamo parlato sopra ma in realtà nulla toglie alla magia e al coinvolgimento nella storia. Piuttosto fornisce uno spunto di ricerca al lettore che ama approfondire.
Un’altra delle grandi capacità degli scrittori di romanzi storici, è quella di gestire con estrema disinvoltura numerosi personaggi e trame molto articolate. E di collocarli in luoghi ed epoche che hanno dovuto studiare attentamente affinché risultassero credibili. Tutti i romanzi richiedono una preparazione accurata, ma quelli storici in particolare necessitano di impegnative ricerche preventive. Pensiamo a Il nome della rosa di Umberto Eco, ambientato nel medioevo: l’autore è stato così bravo nelle descrizioni da farci vedere i luoghi e i personaggi di cui racconta, anche a chi del medioevo conosce poco o nulla.
Come accade per altri generi, il romanzo storico può essere anche spunto per affrontare tematiche politiche o sociali di un certo rilievo (Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a La storia di Elsa Morante, i più recenti romanzi dei Wu Ming) oppure occasione per riscoprire figure del passato in parte dimenticate: come ad esempio Rinascimento Privato di Maria Bellonci e gli altri suoi romanzi ispirati a Lucrezia Borgia, oppure Artemisia di Anna Banti dedicato ad Artemisia Gentileschi, famosa pittrice del Seicento.
Negli ultimi trent’anni in Italia il romanzo storico ha ritrovato grande successo e molti grandi scrittori vi si sono dedicati: da Sebastiano Vassalli (La chimera) a Dacia Maraini (La lunga vita di Marianna Ucrìa), dal già citato Umberto Eco (Il nome della rosaBaudolino) ad Antonio Tabucchi (Sostiene Pereira) solo per citarne alcuni.
Una miniera inesauribile di spunti ed esempi per imparare come destreggiarsi in un genere molto appassionante da leggere ma altrettanto insidioso da scrivere.



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