Cosa impariamo dalla lettura della fantascienza?

Cosa impariamo dalla lettura della fantascienza?

Proseguiamo il viaggio nella letteratura di genere per scoprire oggi cosa possono insegnare i romanzi di fantascienza agli autori esordienti o a coloro che vogliono carpire utili spunti per migliorare la propria scrittura.
Come per il genere giallo di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, anche nel caso della narrativa fantascientifica siamo di fronte a un termine molto generico che raggruppa tanti sottogeneri: New Wave, Space opera, Cyberpunk, Steampunk, Ucronìa e tanti altri.
Esiste persino una data ufficiale di “nascita” del genere fantascientifico che è stata stabilita convenzionalmente il 5 aprile del 1926, quando venne pubblicato negli Stati Uniti il primo numero della rivista Amazing Stories, diretta da Hugo Gernsback che inventò la definizione di “science fiction”. Ma a questo genere vengono ricondotte opere precedenti, come Frankenstein di Mary Shelley, o i romanzi di Jules Verne e H. G. Wells che risalgono all’Ottocento.
Fin dall’inizio gli autori di fantascienza hanno visto in questo genere uno strumento efficace per fare critica sociale e politica senza incappare nella censura, grazie alle storie ambientate in altri mondi e in epoche non conosciute. 
La “science fiction” ha offerto agli scrittori la possibilità di indagare – inizialmente da un punto di vista scientifico, e in seguito da quello sociologico e psicologico – i grandissimi mutamenti avvenuti negli ultimi secoli grazie alla scienza e alla tecnologia. Ed è molto interessante leggere tra le righe di questi romanzi proprio per carpire la capacità di ideare situazioni, razze, luoghi completamente inventati ma allo stesso tempo plausibili e verosimili tanto da divenire tramite di riflessioni su temi anche piuttosto “scomodi”. 
Senza snaturare la connotazione di puro romanzo d’evasione – come è stato visto la fantascienza per tanto tempo – grandi scrittori sono riusciti a farne un significativo strumento di riflessione e denuncia sociale. 
Il già citato Frankenstein di Mary Shelley, intriso di filosofia, considerato il primo vero romanzo fantascientifico, ha introdotto uno dei temi fondamentali di questo genere letterario, il disagio della diversità: che fosse un mostro come la creatura di Frankenstein, o uno dei robot di Asimov, o uno dei personaggi delle opere più note di H. G. Wells (La macchina del tempoL’uomo invisibileLa guerra dei mondi) che hanno influenzato l’immaginario fantastico di tantissimi scrittori successivi e pure di tanti autori di cinema. 
Un altro aspetto interessante della fantascienza è la tendenza a creare storie distopiche in cui cioè si immagina una società ambientata nel futuro fortemente negativa, anche in questo caso terreno fertile per un sottottesto di denuncia sociale e politica. Esempio classico è 1984 di George Orwell, romanzo di grande valore letterario, con una scrittura incisiva e incredibilmente attuale nonostante sia stato pubblicato nel 1949. Ma si possono citare tra i tanti anche Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, Il sole nudo di Isaac Asimov, Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick (da cui è stato tratto il film Blade Runner) e Neuromante di William Gibson.
Passando a elementi meno impegnativi ma altrettanto affascinanti della fantascienza, è davvero affascinante scoprire che in diversi casi le invenzioni degli scrittori sono diventate realtà in tempi successivi. Alcuni esempi? I moduli lunari di Dalla Terra alla Luna e il sottomarino elettrico di Ventimila leghe sotto i mari di Verne, la carta di credito di Guardando indietro di Edward Bellamy scritto nel 1888, il cyberspazio e gli hackers informatici di Neuromante di William Gibson, il traduttore audio automatico della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, la comunicazione satellitare di 2001 Odissea nello spazio di Arthur C. Clarke, le cuffiette stereo di  Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Tutti esempi di incredibile capacità di tramutare le proprie fantasticherie in situazioni verosimili, talmente plausibili che sono divenute profezie del futuro. 
Una capacità che forse spaventa anche un po’ ma insegna moltissimo a chi vuole imparare a scrivere storie convincenti.



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