Il Classico da rileggere: La donna della domenica

Il Classico da rileggere: La donna della domenica

Il giallo è certamente uno dei generi più esplorati della letteratura: prima o poi, quasi ogni autore decide di inscenare un omicidio misterioso, mettendo in piedi un intreccio intricato di alibi, ipotesi e sospettati, che si risolve inevitabilmente solo nel finale.

La donna della domenica, forse il romanzo più noto della coppia di scrittori Fruttero e Lucentini, si discosta almeno in parte dal paradigma del giallo classico, pur mantenendo diversi elementi tipici del genere.

Abbiamo un cadavere, quello dell’architetto Garrone, un commissario incaricato di risolvere il caso, l’avvenente Francesco Santamaria, e almeno un paio di personaggi che ben si prestano al ruolo di sospettati, da Anna Carla Dosio, moglie di un ricco industriale, al giovane amico di lei Massimo Campi. Sullo sfondo si muovono diversi altri personaggi che, nel corso delle indagini, daranno una mano al commissario Santamaria nella risoluzione del caso, apparentemente senza né capo né coda: li accomuna tutti un’ambiguità di fondo, che rende difficile per il lettore definire con sicurezza chi, nella vicenda, stia dalla parte dei cattivi e chi da quella dei buoni. Accanto a loro anche la città che fa da sfondo alla storia, la Torino degli anni Settanta, ha un ruolo di primo piano; è nei luoghi più caratteristici della città come Balon, il tradizionale mercatino delle pulci, che si svolge l’azione, e alla fine sarà un vecchio proverbio piemontese a suggerire la soluzione del caso al commissario.

Uscito nel 1972, La donna della domenica ha avuto da subito un grande successo di pubblico, anche grazie al film diretto da Luigi Comencini, con Marcello Mastroianni nel ruolo del commissario Santamaria e Jacqueline BIsset in quello di Anna Carla. Anche nella sua trasposizione cinematografica, La donna della domenica resta un giallo “sobrio”, senza colpi di scena clamorosi o personaggi sopra le righe. Lettore e spettatore vengono catturati dall’atmosfera di quiete apparente che pervade la storia, costruita attraverso poche e semplici parole, non per questo meno efficaci nel tratteggiare i personaggi. 



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