La riva del tempo: la fine del viaggio di Edrik

La riva del tempo: la fine del viaggio di Edrik

Vi ricordate di Edrik Akenah della Delta? Un adorphiano dalla pelle color ciano e i capelli argentei, nato durante la seconda edizione del Concorso Letterario di BookTribu. Proprio lui, il protagonista de La viola di Akenah, quel mondo ricco di dimensioni e colori, vincitore nel 2017 del nostro Premio Personaggi e ambientazione. Non ci ha lasciato e l’abbiamo incontrato di nuovo ne La luna del deserto, edito da BookTribu nel 2019.

Ora il viaggio di Edrik sta per volgere a termine e l’ultimo capitolo della trilogia Il fiume di mondi s’intitola La riva del tempo. È l’ultimo viaggio di un giovane eroe, sono le parole dell’autore Pietro dell’Oglio, oltre i confini del tempo e dello spazio, per restituire il libero arbitrio là dove il destino è già stato scritto. 

Siamo a Pisa, la città di un mondo in rovina, dove Edrik è costretto a fronteggiare un nemico che odia, ma dal quale è considerato alla stregua di un figlio. Intanto, un’altra versione di se stesso sta sognando quel viaggio. E quando arriverà il momento di spezzare la catena che lega sogno e realtà, Edrik dovrà compiere una scelta: il sacrificio o la dannazione.

Non vogliamo dirvi troppo, vi lasciamo all’intervista all’autore di Luca Minardi

Ciao Pietro, il titolo del tuo ultimo libro racchiude la parola “tempo” e, d’altronde, in diverse occasioni hai dichiarato di essere ossessionato dal tempo. Quanto questa tua “fissazione” ti è servita per scrivere la storia?

La mia ossessione per il tempo – che scorre in fretta, tic toc! – è stata di grande ispirazione per questa storia, ma contemporaneamente scriverla mi ha aiutato ad archiviarla. Scrivere è terapeutico e posso assicurare che funziona davvero. Quando ho iniziato l’incipit de La Viola di Akenah (“Il cielo generava bagliori argentei, il vento soffiava benigno”) sapevo con estrema certezza che la frase conclusiva de La Riva del Tempo sarebbe stata la stessa. Eppure, in parte, è diversa, e in un modo che soltanto i lettori potranno comprendere. Come per magia adesso vivo la mia vita con più serenità. Se anche soltanto un’altra persona potrà provare un’approssimazione di quello che ho provato io, allora per quanto mi riguarda questa storia sarà stata un successo. Fuori di testa, no?

Alle volte una storia nasce in un modo e continua per vie impreviste, è stato così anche per questa trilogia?

Più o meno. Sono dell’idea che quando si comincia a scrivere una storia, soprattutto se lunga come una trilogia o addirittura una saga, si debbano avere le idee chiare. Io lavoro così, anche in modo piuttosto schematico. Naturalmente, poi i personaggi prendono vita e certe scelte le fanno di testa loro (crescono così in fretta!), ma in un modo o nell’altro i punti salienti della narrazione convergono sempre come dovrebbero. Esiste un flusso narrativo che va rispettato. Nel merito de La riva del tempo posso rivelare che il finale che ho scritto è precisamente quello che ho pensato quando ho cominciato l’intera trilogia (a dir la verità proprio questo finale è l’idea che sta alla base di tutto il flusso creativo). A essere cambiate sono le sorti di alcuni personaggi.

La fine di una saga vuol dire lasciare anche dei personaggi, quale ti è dispiaciuto lasciare di più? 

Sarò banale, ma mi manca terribilmente scrivere di Edrik. Lui è il protagonista assoluto di questa storia e, proprio per la natura della narrazione utilizzata, ho potuto sviscerarlo in ogni modo. Lui è ovunque, nel passato, nel presente, nel futuro, nella prima pagina, nell’ultima, in quella che troverete aprendo uno dei tre libri a caso, nelle copertine (dei primi due romanzi), nella mia testa mentre continua a perseguitarmi, nei miei ricordi (i migliori!). È ovunque, è sempre. Per questa ragione non scriverò mai più niente che lo riguarda. Quando una storia finisce, bisogna pur andare avanti, no? 

Il mondo di Adorphia è un concentrato di colori e magia, ti piacerebbe vederlo in una trasposizione in un altro media? Quale e perché?

Ma che domande, assolutamente sì! Netflix, ci stai leggendo, vero? Non è che ti andrebbe di finanziare una serie animata? Solo per sapere! In ogni caso, che Netflix ci legga o meno (ma ci legge, vero? VERO?), credo che La Riva del Tempo (e la trilogia tutta) possa esprimersi al suo massimo con una serie animata, proprio perché i colori giocano un ruolo fondamentale nell’estetica di questo mondo, dalle ambientazioni ai personaggi. Non ha senso dilungarsi oltre con le parole quando esistono le bellissime copertine illustrate da Giada Ottone (seguite @idipintidigiada su Instagram, perché è davvero bravissima) e i fantastici portachiavi dei personaggi fatti da Moonflower Art (seguite anche loro su Instagram).

Auspicando che Netflix sia davvero in ascolto, ringraziamo Luca e salutiamo Pietro. A voi ricordiamo che, come al solito, non è finita. Per il proseguimento dell’intervista vi diamo appuntamento a giovedì 3 giugno sulla nostra pagina Facebook alle 19:30 con BookTribu Live e Pietro dell’Oglio. 

La riva del tempo, in uscita questo sabato, è già prenotabile sul nostro shop online. 



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