Maurizio Venturino. La sfida è comunque di trovare la propria strada

Maurizio Venturino. La sfida è comunque di trovare la propria strada

Un altro concorso si è concluso e la famiglia di BookTribu si è allargata ancora. Vi va di conoscere i suoi nuovi membri?
Oggi incontreremo Maurizio Venturino, vincitore del 5° Concorso Letterario Nazionale con il romanzo giallo Il segreto della Collina. Nel suo romanzo l’autore conduce il lettore in una vicenda intricata, un mistero che attraversa le epoche in cui il protagonista, il giovane fotografo Leo Monti, incappa quasi per caso, mentre è impegnato a fuggire da una minaccia che proviene dal suo passato.
Maurizio Venturino ha speso buona parte della sua vita a scrivere come giornalista e quando non ha la penna in mano si occupa di progetti nel campo del Welfare, con particolare attenzione agli anziani non autosufficienti e ai soggetti con disabilità acquisita. Parte importante della sua esperienza è anche la passione per la musica che si è tradotta in diverse esperienze come direttore artistico di eventi del settore.

Ciao Maurizio! Raccontaci come è nato il “Maurizio scrittore”.

Ho sempre avuto una fascinazione per le parole, che per buona parte della mia vita professionale si è manifestata nel giornalismo. Anche le successive esperienze nel sociale e socio sanitario hanno avuto come filo conduttore le parole. Come tanti, ho avuto qua e là negli anni la tentazione di scrivere “storie”, ma senza alcun vero costrutto. Alla soglia dei sessant’anni ho deciso di provare sul serio a scrivere racconti di fantasia. L’ho fatto per piacere e con il gusto di divertirmi, cercando di trasmettere questa leggerezza nel
mio approccio anche ai lettori.

Come sei venuto a conoscenza della nostra realtà e come ti sentivi all’idea di partecipare al concorso?

Mi sono iscritto a un sito che segnala concorsi letterari. È così che ho conosciuto BookTribu. Anche il mio approccio ai concorsi è “leggero”. Parto senza particolari aspettative, ma solo con la curiosità di capire come sarà percepito il mio lavoro.


Durante il concorso e anche dopo, sei entrato in contatto con la nostra variegata community. Come hai vissuto e vivi questo rapporto?


Premetto che, pur essendo un giornalista di lungo corso, non sono un gran frequentatore dei social e affini. Ciò che mi ha colpito fin dall’inizio di BookTribu è stato l’equilibrio tra la parte contenutistica e la community. Non è affatto scontato. Mi sono abituato a poco a poco all’interazione con la community. Non è un atteggiamento snobistico, ma la consapevolezza che bisogna sempre e comunque avere qualcosa da dire che possa interessare agli altri. Quindi occorre imparare e adattarsi alle caratteristiche della community.

Quando e come ti è venuta l’ispirazione per “Il segreto della Collina”?

L’ispirazione è nata molti anni fa, in quanto innamorato della Toscana. La storia, così come poi è diventata, è nata circa tre anni fa. Avevo voglia di parlare degli anni Settanta, di un percorso di crescita esistenziale, di un confronto tra generazioni e, perché no?, della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, di cui sono appassionato. Per mettere insieme tutto in questo in modo “leggero”, ho immaginato un giallo a più livelli che mi consentisse di toccare tutti i temi che mi interessavano.

La tua storia ha vinto anche il premio “Personaggi” e in effetti ci sono tanti personaggi complessi che contribuiscono ad arricchire la trama. Hai avuto più difficoltà a scrivere un personaggio in particolare?

I due personaggi principali, Leo-Ian Monti e Micol Minucci. La difficoltà è stata di mantenere il loro essere personaggi in cerca della propria personalità, con la crescita a cui la storia li ha costretti. Giocare su equilibri precari e sempre rimessi in discussione non è mai facile.

Faccio una domanda difficile per uno scrittore: c’è un personaggio che ti è piaciuto di più scrivere oppure a cui sei più legato? Perché?

In questo romanzo, sicuramente il contadino Giovanni “Nini” Bruneti. Ho avuto la fortuna d’incontrare e conoscere una persona che somiglia molto al personaggio. L’ho sempre visto come una sorta di alieno, capace però di impersonare valori profondi della società.

Un grande scrittore è prima di tutto un grande lettore, quali sono stati i tuoi maestri letterari?

Ho avuto la fortuna di avere degli ottimi insegnanti che mi hanno trasmesso il gusto per i classici dell’otto-novecento. Sono modelli irraggiungibili e legati a epoche assai diverse dalla nostra, quindi alla fine la sfida è comunque di trovare la propria strada, il proprio modo di raccontare.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai già lavorando a qualcos’altro?

Sto lavorando all’ultimo libro di una trilogia dedicata a uno strano personaggio. Ha alcuni tratti di Corto Maltese, ma in realtà è un giovane nato nel 1901 che attraversa tutti i fermenti di quell’epoca inquieta. Ci sono molti rimandi storici, ma si tratta prima di tutti di romanzi d’avventura. Il primo, “Anime perdute del deserto”, è stato pubblicato dalle Edizioni Progetto Cultura di Roma dopo essere stato finalista al premio Mangiaparole.

Invitiamo tutti ad immergersi nella lettura del tuo romanzo e delle tue future fatiche letterarie, ti chiediamo però di consigliare alla nostra community un libro non tuo!

Sto leggendo “Nell’ombra del lupo” dell’amico Marco Franchino. Pur essendo io uomo di mare, per origine e per passione, le sue ambientazioni sono davvero intriganti. Mi sento di consigliarlo perché la lettura vale assolutamente la pena.

Grazie Maurizio!

E grazie a Luca Minardi per l’intervista!

A presto per un nuovo appuntamento e un nuovo autore!



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