15 Giu Osservazione e Scrittura
Vincenzo Ghiani è un membro della nostra Community. Originario della Sardegna, ottant’anni, innumerevoli esperienze di vita sulle spalle, da sempre un appassionato di letteratura, si è cimentato solo da qualche anno nella stesura di racconti e poesie. Ma non è mai troppo tardi per cominciare.
Ha frequentato l’UTEA di Cordenons, comune friulano dove risiede, e ha incontrato così la filosofia e la scrittura creativa. I docenti spingevano gli iscritti a frugare nel proprio io ed essi hanno potuto poi veder raccolti i loro lavori in un volume dal titolo Libera-Mente.
“Ho sempre voluto fermare ricordi, emozioni e immagini, anche le più evanescenti, attraverso la scrittura” ci confessa. “Non diari, ma racconti di quello che vivo e osservo. Oggi considero quelle pagine un conforto e un supporto alla mia memoria non più brillante come una volta”.
Vi dedichiamo una parte di quelle pagine. Vincenzo considera questa poesia semplicemente il frutto dell’osservazione di un fatto. Ricorda così a noi tutti che l’osservazione è il primo vero atto, tanto modesto quanto necessario, della scrittura. S’inchina davanti alla grandezza della natura e dell’ispirazione, e la ringrazia.
Grazie mare
Bella d’aspetto e dallo sguardo fiero
con quell’ampio sorriso accattivante
ammira il grande specchio che ha davanti:
è il tanto spesso agognato mare.
Esile di struttura e vacillante
nell’andare, la giovinetta ancora
per grave morbo impedita, ai bastoni
il tenue peso del suo corpo affida
per raggiunger la riva non lontana.
Nella battigia siede e piedi e gambe
abbandona alle carezze delle onde
calde, delicate e dolci che lambendo
le levigate membra sollievo e gran
piacere al gentile ospite procurano.
Lo sguardo le cime dei monti scruta
che a sinistra corona fanno al mare
e con questo lo spazio limitare
agio dando così a quanti al largo
vanno per quel che è Immensocontemplare.
Qual petulante che ragion non sente
l’onda lunga s’insinua infidamente
violando le intimità ai più celate.
Il suo moto ripete con costanza
ed arroganza: or si ritira e
parvente vuoto lascia per ritornar
con slancio più veemente e penetrante,
tanto che turba l’anima ansimante
e quel che può apparire un tormento
diviene un mal celato appagamento.
Agli astanti non sfugge quel sorriso
che alla natura ancor riconoscente
innalza il cantico del suo gaudente:
Dio del cielo! Tu che la pace doni
dopo il travaglio ai figli tuoi, sii
benigno con me che della natura
ho profittato per gioire di quanto
l’uomo ignorandomi mi ha negato.