Bob Dylan raccontato da Gianluca Morozzi

Bob Dylan raccontato da Gianluca Morozzi

Nel mondo ci sono ben poche novità, ma su BookTribu cerchiamo di non annoiarci mai. La nostra Home page si sta riempiendo di storie (avete dato un’occhiata?), vi abbiamo presentato i primi titoli della collana BLACK-OUT, e ora sta per uscire una nuova opera imperdibile. D’altronde, dopo tutto questo parlare di BLACK-OUT, non vi era forse venuto il desiderio di leggere un’opera del suo padrino?

In arrivo su BookTribu, ancora una storia, questa volta direttamente dalla penna di Gianluca Morozzi, scrittore bolognese e musicista, presidente della Giuria di tutti i nostri Concorsi letterari e, recentemente, anche ideatore della nuova collana. Lajos, un ragazzo dall’età imprecisata e che fa un lavoro vago e provvisorio, viene sconvolto da una rivelazione. La madre gli confida che in gioventù ha avuto una fugace relazione con Bob Dylan e che lui è il frutto di quell’incontro. La sua quotidianità viene letteralmente dylaniata. Musica, aneddoti, comicità e un’improbabile storia d’amore. Tutto questo è Bob Dylan, spiegato a una fan di Madonna e i Queen. 

Ma che titolo bizzarro, direte, che vorrà dire? Beh, avete ragione. Chiediamolo direttamente a Gianluca. 

Gianluca, cosa c’entrano Bob Dylan con Madonna e i Queen?

Il titolo ha un doppio significato. Intanto si riferisce a un tormentone del romanzo, ovvero quella serie di titoli spiegati a: una serie di accostamenti che non c’entrano nulla, tipo Depardieu spiegato a un fan di Bon Jovi e Alain Delon, Gesù Cristo spiegato a un seguace di Budda e di Brahms…      

E poi simboleggia il bizzarro avvicinamento tra due persone diversissime come Lajos e Florence, un nerd con un lavoro precario che va al ristorante con la maglietta di Rat-Man e l’impeccabile, strutturata, meravigliosa ed elegantissima Florence. Come accostare la vocalità semidivina di Freddie Mercury e le sei-sette voci cambiate da Bob Dylan nella sua carriera, non tutte cristalline, diciamo, ma tutte perfette per lui. O paragonare l’approccio dei Queen al pubblico nei concerti a quello di Dylan, che l’ha quasi sempre considerato un fastidio necessario (lo dico da dylaniano integralista). Così Lajos e Florence, splendidi di per sé, ma in apparenza incompatibili. Un po’ come la collezione discografica di uno e quella dell’altra.

Lajos i tuoi lettori l’hanno già incontrato altrove, e non solo lui. Vuoi parlarcene?

Certo. Lajos, del quale mai conosceremo nome e cognome ma solo il soprannome, derivato da un ex calciatore ungherese del Bologna, giocatore di grande talento condizionato da una testa, diciamo, un po’ distratta, è stato il grande protagonista dei miei romanzi L’era del porco e Dracula ed io. Ha debuttato nel mio secondo romanzo in assoluto (Luglio, agosto, settembre nero, Fernandel 2002) e ha fatto varie apparizioni qua e là. Così come gli inseparabili amici di Lajos: l’Orrido, metallaro bibliofilo, la Betty, dall’irresistibile fascino, Lobo, il sosia triste di Kurt Cobain.

Ogni tanto mi piace ripescare questi personaggi che mi porto dietro da quasi vent’anni. E come piace a me, a quanto pare, piace anche ai lettori.

Gli aneddoti su Bob Dylan che racconti sono tutti veri?

E mi sono anche risparmiato. Dylan è stato punk dodici anni prima del punk, è stato un predicatore cristiano e un interprete di Sinatra, è stato il nuovo Woody Guthrie e ha inciso un album natalizio, il tutto con la medesima identica credibilità. Il suo atteggiamento è quasi sempre: quel che non capite adesso lo capirete in futuro, tanto, vedrete, avevo ragione io. 

Il fatto che stravolga così tanto le sue canzoni dal vivo si riassume in una frase detta con una certa rabbia e un certo giustificato disprezzo verso il pubblico che lo stava fischiando per la svolta elettrica. «Questa canzone si chiama I don’t believe you. Prima faceva in un modo, ora fa così». Per lui le canzoni non sono mai definitive, se sono state incise in un modo cinquant’anni prima non per questo hanno finito di evolversi e di voler dire qualcosa.

E gli aneddoti sui dylaniani, che siano fan o artisti che lo celebrano, da dove vengono?

Io frequento molte tribù, per così dire, di fan. Raramente ho visto dei personaggi con un rapporto così conflittuale con l’artista come tra i dylaniani, a loro volta divisi tra dylaniani, dylaniati, dylanologi, dylanisti e generici fan di Dylan. Tra chi ancora dopo cinquantacinque e più anni spera che Dylan si rimetta a fare concerti chitarra e armonica, tra chi gira il mondo sperando di sentire Hurricane (che non fa mai), chi è pronto a cedere a Dylan le proprie figlie…

Sui musicisti che lo celebrano: ho avuto per anni una tribute band (gli Street Legal), ne ho incontrati altri, diciamo che Zagolin El Tamburin non è certo il personaggio più strano che ho incontrato.

Grazie Gianluca. Non mancheranno le occasione di riparlarne, e non mancheranno le occasione per voi di fare domande all’autore! Per esempio già questo sabato. Vi invitiamo a sintonizzarvi sulla nostra pagina Facebook alle 15, saremo in diretta con Gianluca Morozzi e, naturalmente, Bob Dylan, spiegato a una fan di Madonna e i Queen.

Vi aspettiamo!



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